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mercoledì 4 novembre 2015

Ciao Poeta

  ...  Ma i poeti, nel loro silenzio
                                                           fanno ben più rumore
                                 di una dorata cupola di stelle.                                                                                                     Alda Merini                                                                                             

Alfredo Bonazzi è andato via nello stesso giorno di un'altra grande voce della poesia, Alda Merini, all'alba del primo di Novembre.

La sofferenza degli ultimi giorni alleviata dall'ascolto dei suoi versi, letti amorevolmente dalla moglie Laura, dalla figlia Chiara e dal nipote Stefano, quei versi scritti nel silenzio e nel segreto della sua anima.

Ci sentivamo di frequente e mai dimenticava di chiedermi di Napoli che portava nel cuore e dei suoi ricordi tristi dell'infanzia,  della fame e della violenza subita durante la guerra.

Gli innumerevoli premi e riconoscimenti ottenuti per le sue poesie  non hanno mai mutato il suo essere uomo semplice, riservato e schivo, lontano dai riflettori, al servizio dei più deboli e dedito alla famiglia ed in particolare al suo adorato nipote Stefano.
                                                ***********


Pubblico nuovamente  la pagina che tempo fa gli dedicai e che lo rese molto felice.

La tua  amicizia fraterna Alfredo  resterà tra le pagine più belle della mia esistenza. 




Nel 1971 al Premio I Pegasi di Tarquinia , in finale con Eugenio Montale , che  definì Bonazzi una delle più belle voci del '900, fu proclamato vincitore per acclamazione del pubblico 

Abito il Sogno
Abito il sogno coi fiordalisi
tessendo collane di antére
intorno al vecchio ulivo.
Primavera malata di sonno
mi offre l'ombra del vento
tra le mani cieche di spine.
Spoglio di voti,
ogni giorno
sono l'uomo della capra
che spezza i germogli dei fiordalisi.
Sento sermoni oscuri
                                    cadere sul davanzale
                                    mentre veglio con smorte pupille
                                    come un angelo di pietra
                                    o una vergine di smalto.
                                    No, non lascio la palma:
                                    il giorno del fuoco
                                    potrebbe essere domani...
Orfano del sole
(Agli alunni non vedenti dell'Istituto dei Ciechi di Milano)
Se un giorno dovessi scoprire
l'anima di gelatina
alla tua mandorla verde
o raccogliere il sogno intatto
sotto la lapide spezzata
della tua innocenza, solo allora
anch'io potrei parlare con te
ORFANO DEL SOLE, con te
che hai sale d'infinito
negli occhi digiuni di luce
e rami spinati di rose bianche
nelle mani di crisalide.
Certo, con te non potrei competere
nell'ascolto del vento
quando dialoga a fine estate
con le foglieesauste
prima del distacco:
non mi è dato di percepire
il vissuto del suono che ti guida
a svoltare gli angoli
o a scansare pozzanghere di cielo.
(...da quando ho giocato a "mosca cieca"
quante memorie di orizzonti
sull'età palpitante di neve!
Io che ho amato le tinte forti
di tutti i colori rovesciati
dal calamaio dei giorni
ti prego d'insegnarmi come fai TU
a scoprire la magia d'un sorriso
sul volto della donna che non vedi...)
Ora ch'è primavera
(...maggio si svena in delirio di luce...)
ti penso malinconico
alla finestra dipinta di un verde
tutto da inventare.
A vertigini di parole,
come fragile fanciullo
offerto a una prova d'amore,
vorrei dividere con te, giuro,
la metà del poco tempo

che ancora m'appartiene

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