E
il treno va , come la bellissima canzone degli anni '60 cantata
da Richard Anthony, il treno di Renzi continua la sua corsa perdendo
pezzi per strada: le dimissioni dal P.D.del Presidente del Senato
Grasso e la riconferma del Governatore della Banca d'Italia sono le
ennesime sconfitte che il segretario del Partito Democratico ha
dovuto incassare.
Poco
importa, perché a puntellare il Governo, oltre alle truppe
berlusconiane in missione segreta, ci sono sempre le riserve con i
Verdini boys pronti per ogni evenienza.
"Abbiamo
votato le unioni civili e avremmo votato la stepchild adoption. Così
come voteremo il testamento biologico. A titolo personale dico che io
sarei pronto a votare lo Ius soli, anche domani"
Così
parlò Denis Verdini, senatore condannato a nove anni per bancarotta
e truffa - per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino - e
l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, grande sostenitore di
Matteo Renzi e regista del patto del Nazareno che, come svelò
L'Espresso, aveva un piano ben preciso con Marcello Dell'Utri di
sostenere l'ex Sindaco Fiorentino per le elezioni nel 2013 con una
lista civica nazionale centrista che avrebbe dovuto far scomparire il
PDL, piano che potrebbe essere ancora valido per il prossimo anno.
Il
Rosatellum sono io ha
tuonato l'altro giorno dopo l'approvazione della nuova legge
elettorale che ha visto la luce grazie ai voti dei Verdiniani;
e anche questa volta ha affermato di aver
salvato il Paese, proprio
come nel
gennaio dello scorso anni con il voto
sulle riforme costituzionali (il ddl Boschi)
del
governo Renzi.
Le
qualità strategiche del senatore salva-governi non si discutono e ad
oggi le ricompense ufficiali sono alquanto modeste, a parte tre
vicepresidenze di commissioni, allora è lecito chiedersi quale sia
l'obiettivo vero di tanta disponibilità che
non
può limitarsi a vecchi rapporti personali con papà Renzi è
qualcosa che va oltre, che potrebbe spiegare la vera rottamazione in
atto dalla sua ascesa sulla scena politica nazionale, lo
spezzettamento del Partito Democratico distruggendone le residue
anime ex PCI per farne una forza politica centrista.
Ma
la regia è ipotizzabile che sia del solo Verdini
oppure
quest'ultimo è soltanto il braccio operativo di una strategia ben
più articolata - che in Italia non sarebbe affatto una novità –
riconducibile a poteri della finanza che non di rado hanno gestito la
politica del nostro Paese?
In
una tale ipotesi, la figura dello stratega Denis Verdini assumerebbe
una rilevanza tutt'altro che secondaria e smentirebbe anche eminenti
opinionisti che in varie circostanze
hanno accostato la sua figura ai vari Scilipoti e Razzi, pur utili
pedine e
degni dei migliori personaggi di Crozza ma lontani dal gestire un
piano al servizio dei veri poteri forti ma lontano dagli interessi
della collettività.
Nel
panorama della migliore rappresentazione della mediocrità italica e
preso atto di quanto accade spudoratamente, mai auspicio fu più
appropriato : Verdini for President !
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