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mercoledì 25 ottobre 2017

Zaia: i quattro sassi di Pompei e lo statuto speciale



«È una vergogna pensare
 di spendere 250 milioni 
per quei quattro sassi di Pompei»

così parlò nel novembre 2010 Luca Zaia, appena pochi mesi dopo essere stato eletto Presidente della Regione Veneto, un biglietto da visita che rende bene lo spessore dell'esponente della Lega.

La vittoria conseguita con il referendum consultivo di Domenica scorsa, costato circa 50 milioni di euro, fa aumentare di giorno in giono le richieste al Governo centrale, ultima in ordine di tempo: Veneto regione a statuto speciale, con un Salvini apparentemente sorpreso e un perdente Maroni che ricorda che il quesito referendario riguardava altro.

Il Presidente Zaia molto attento agli sprechi di Roma ladrona  saprà certamente che le Regioni a statuto speciale al momento ci costano oltre 23 miliardi - per non parlare della truffa subita dai contribuenti italiani per 4,5 miliardi , grazie ai truffatori delle quote latte e all'allora Ministro Luca Zaia -  ma questo è altro discorso, serve solo per tenere i conti in reghola di... Roma ladrona.

Comprensibile l'ubriacatura dell'impomatato Zaia che giustamente vuole cavalcare il successo e trarne i maggiori benefici possibili e, magari, porre un'ipoteca personale su un eventuale prossimo Governo di centrodestra.

Ma sempre per la serie degli italiani smemorati e, in questo caso, i veneti, dovrebbero ricordare che la Lega boicottò nel 1998, per motivi attribuiti all'alleanza di Bossi con Silvio Berlusconi avvenuta, poi, due anni dopo, una proposta per conferire lo statuto speciale alla regione Veneto a firma del deputato della Lega Gianpaolo Dozzo e oggi a sorpresa ripescata.

Staremo a vedere nelle prossime settimane come andrà a finire la trattativa con il Governo Gentiloni sulla quale peserà indubbiamente la prossima competizione elettorale.

Per altre considerazioni invito a leggere il mio articolo per il giornale online 
                                  www.mardeisargassi.it 

Paroni a casa nostra”: la scarsa memoria degli elettori

www.mardeisargassi.it
Paroni a casa nostra è lo slogan usato dal Governatore del Veneto Luca Zaia per l’appuntamento referendario consultivo regionale in tema di autonomia, riaffermato da quasi tutti i cittadini intervistati all’uscita dei seggi. Più che un motto è un modo di esprimere una volontà di chiusura a tutto ciò che appare come un pericolo per i propri territori, per i propri interessi, una mentalità provinciale, del resto, giustificata dalla storia del Nord-Est fatta di fame e miseria e da una lunga stagione di emigrazione da metà Ottocento fino agli anni Settanta con circa tre milioni di veneti costretti a espatriare.
Grande capacità di riscatto e grande volontà di ripresa hanno reso il Veneto una delle regioni più ricche del Paese, ma la recente crisi ha fatto intravedere anche per questa terra lo spettro di un arretramento, dovuto pure alla fallimentare gestione di alcune banche locali per incapacità, e non solo, di banchieri ben conosciuti  dagli organi di vigilanza.
La Lega ha saputo intercettare questa paura con la battaglia per la secessione trasformatasi in ridicoli tentativi di delocalizzazione di sedi ministeriali in zone del Nord, poi ridottisi a spreco di denaro pubblico per esperimenti andati a vuoto. Il tutto con la benedizione dei governi Berlusconi che hanno consentito a un’esigua forza politica di dettare l’agenda degli esecutivi a guida del centrodestra.
Si è aperta ora la seconda fase, una prova di secessione velata presentata come operazione rispettosa dei dettami costituzionali. Un referendum appena conclusosi con una partecipazione al di sotto del 60% degli aventi diritto nella Regione Veneto e inferiore al 40% in Lombardia, un successo per la prima e un flop per la seconda, anche per il sistema di voto elettronico che ha fatto acqua da tutte le parti nonostante l’ingente investimento di risorse pubbliche.
Avrà adesso inizio, quindi, lo stadio interlocutorio con il Governo centrale – che non credo sia operazione tranquilla – e che, purtroppo, sarà condizionato dal clima elettorale già nell’aria, inaugurato dalla Lega con il voto referendario.
Ritengo sia il caso che il Mezzogiorno, invece di scimmiottare i padani come fatto dal Presidente Emiliano con un’avventata dichiarazione, si ponga qualche domanda sulle strategie da mettere in campo, tenuto conto che le economie sia del Nord che del Sud sono strettamente legate....(continua su www.mardeisargassi.it  )



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